Di seguito al mio articolo su Abruzzo Web di circa 5 anni fa ormai, si sono scatenate  le ire dell’allora Presidente del CPMA Paolo Damiani, che si sono esplicitate in un attacco personale nei miei confronti.

Alla replica del Damiani relativa al mio articolo è seguita una mia meticolosa precisazione che però non trovo pubblicata a tergo delle infamie nei miei confronti. Qui però avete la possibilità di prenderne visione di tutta la vicissitudine.

 

Articolo pubblicato da Abruzzo Web a mo’ d’intervista:

L’AQUILA – “A causa della massiccia ricomparsa del lupo sia sulla dorsale appenninica che sulle Alpi, con la previsione di un ritorno di immagine ed economico, tutti si improvvisano esperti del cane pastore maremmano abruzzese, mettendo a serio rischio i cani stessi e l’uomo”.

A lanciare l’allarme è Freddy Barbarossa, coordinatore del Centro internazionale di ricerca sul cane da lavoro dell'Aquila, preoccupato per il fenomeno che si sta presentando in questo periodo dopo il ritorno importante dei lupi anche sui nostri monti, mettendo a rischio gli allevamenti di bestiame allo stato brado.

Per rispondere a questa emergenza, allevatori privati, ma anche enti pubblici come i Parchi, chiedono aiuto agli esperti del settore cinofilo per avere cani da guardiania che difendano i loro animali.

“Ci sono però allevatori e associazioni di cinofili – denuncia Barbarossa – che operano senza averne le capacità. Continuano a sbucare  esperti di razza, etologi, veterinari comportamentisti e quant’altro da tutte le parti che, scopiazzando, fanno proprio tutto il know how acquisito nell’ultimo decennio dagli esperti della nostra associazione Cane da Gregge, diventata poi Centro di ricerca”.

Barbarossa sottolinea come ci voglia molta preparazione per gestire questo tipo di cane: “Noi siamo quelli che hanno salvato e mantenuto le caratteristiche originarie del cane da guardiania, adattando il loro inserimento e l’attuale utilizzo alle realtà più diverse del territorio italiano. Seguiamo gli animali fin dalla nascita, per poi inserirli nella nuova realtà in cui dovranno fare da guardia. Se non si conoscono i metodi e le procedure per eseguire queste fasi delicate, se non ci sono competenze, si rischia solo di fare dei grossi danni. Spesso chi si improvvisa ottiene solo cani aggressivi, sia con altri animali che con l’uomo”.


Tra gli “errori” compiuti da quelli che ritiene inesperti, Barbarossa cita l’accoppiamento tra consanguinei: “Alcune associazioni si occupano di cani ai fini di mostre ed esposizioni. Per avere esemplari esteticamente belli, usano fare accoppiamenti tra consanguinei e questo crea un danno enorme all’animale, dando origine a patologie fisiche e caratteriali. Il risultato sono cani poco equilibrati, che vengono dati alle aziende come cani da guardia”.

“Per non vanificare tutto il lavoro fatto nell’ultimo decennio ed evitare nuovi inutili danni – sottolinea – è importante che tutti sappiano che l’attività di selezione, fornitura e inserimento dei cani nonché la formazione dei operatori del settore deve avvenire ad opera di esperti come quelli di questo Centro di Ricerca”.

Inoltre “i cani forniti devono provenire  esclusivamente dall’ambiente di lavoro, ovvero da aziende di allevamento ovi-caprino, per non perdere il necessario imprinting. Questi animali non necessitano di pedigree Enci ma devono essere muniti ci certificazione genealogica, con tracciabilità del Dna, per cani da lavoro, opportunamente rilasciata dalla struttura che li fornisce. Inoltre gli studi inerente la selezione,  l’inserimento e l’utilizzo di questi cani è coperto da copyright e non può essere pubblicato senza dichiararne l’origine”.

Insomma, secondo l’esperto è importante far comprendere che maremmano abruzzese non è uguale a cane da guardiania e che non tutti gli enti o associazioni che si occupano di questa razza sono in grado di fornire un servizio idoneo e delle garanzie adeguate.

“Anche perché – conclude – chi rischia di rimetterci è solo il cane pastore abruzzese da lavoro, che verrà nuovamente additato come cane non adatto a svolgere il proprio lavoro  e troppo brutto e puzzolente per frequentare le mostre canine”. Elisa Marulli

 

 

 

 

 

 

 

 

Replica CPMA

 

 

L’AQUILA – In risposta all’articolo sul cane pastore abruzzese, in particolare all’intervento di Freddy Barbarossa coordinatore del Centro internazionale di ricerca sul cane da lavoro dell'Aquila, riceviamo e pubblichiamo la replica del presidente del Circolo del Pastore Maremmano Abruzzese (CPMA), Paolo Damiani.

LA NOTA

Nel numero del 29 marzo scorso del suo quotidiano on-line è apparso un articolo con un'intervista al dott. Freddy Barbarossa, intitolato “Cane Pastore Abruzzese: allarme Centro Ricerche, 'Diffidate dalle imitazioni'”.

In qualità di Presidente del Circolo del Pastore Maremmano Abruzzese (CPMA) – l'unica associazione riconosciuta e autorizzata dall'Ente Nazionale della Cinofilia Italiana (ENCI), dalla Federazione Cinologica Internazionale (FCI) e dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MIPAAF) per la tutela del Cane da Pastore Maremmano Abruzzese in Italia – ho ravvisato la necessità di scriverle poiché quanto asserito in maniera strumentale e provocatoria nell'articolo in questione non può rimanere senza una mia puntuale e doverosa contestazione.   
E voglio cominciare proprio dal titolo e dal primo paragrafo, quello in cui un virgolettato del Dott. Barbarossa lancia l'allarme su quanti, per un ritorno d'immagine ed economico, si improvvisano esperti del Pastore Maremmano Abruzzese.

Insomma, per gli autori dell'articolo, bisognerebbe guardarsi dagli esperti “della domenica” di Pastore Maremmano Abruzzese (capaci addirittura di ingenerare uno stato di emergenza sociale!) e lasciare operare esclusivamente i “veri” esperti di Pastore Abruzzese.

Messa così, nonostante la minaccia dell'ISIS alle porte, un allarme del genere dovrebbe comunque essere tenuto nella più alta considerazione e affrontato senza indugi; se non fosse, però, che ci sono alcuni “però” da raccontare.
E allora la narrazione dell'allarme lanciato dal titolo dell'articolo perde i toni della drammaticità per assumere quelli della solita vicenda un po' squallida all'italiana…
Il primo “però” ha a che fare specificamente con la storia cinofila del dott. Barbarossa il quale, pensate un  po', prima di diventare il “salvatore delle caratteristiche originarie del cane da guardiania” è stato per anni membro del Consiglio Direttivo del CPMA. Cioè, proprio di quell'associazione riconosciuta dall'ENCI verso cui oggi lancia strali, accusandola di incompetenza e di appropriazione indebita del know-how del suo centro di ricerca.

Oltretutto, come Consigliere del CPMA, aveva la responsabilità del settore lavoro e dunque proprio dei cani da guardiania…
Un bel giorno poi, dopo aver prodotto per anni le sue belle cucciolate di Pastore Maremmano Abruzzese e averle lecitamente vendute corredate dei tanto deprecati pedigree ENCI, i suoi cani sono improvvisamente diventati rustici Pastori Abruzzesi che nulla hanno a che fare con i cani bianchi da pecora della cinofilia ufficiale. E qui c'è un altro “però”.

Mentre il dott. Barbarossa era impegnato ad acquisire il decennale know-how del suo centro ricerche basandolo sulle caratteristiche morfo-comportamentali del millenario Pastore Abruzzese (ma se è millenario come ha fatto a essere solo lui il detentore del know-how di questi cani?!), completamente e macroscopicamente diverse da quelle del Pastore Maremmano Abruzzese, nel 2007 un allevatore ENCI un po' zuzzerellone si recò a una manifestazione dell'associazione del Dott. Barbarossa, senza qualificarsi e presentando un cane per il riconoscimento.
Dopo attente misurazioni e lunghe riflessioni la commissione tecnica, presieduta dal Dott. Barbarossa, sentenziò senza tentennamenti che quel cane era evidentemente uno splendido e fiero esemplare di Pastore Abruzzese e non un “fighetto” di Pastore Maremmano Abruzzese, frutto di consanguineità e trattato a shampoo e balsami ammorbidenti!
Riuscite a immaginare l'imbarazzo mortificante che percorse la manifestazione quando il dispettoso allevatore marsicano del CPMA tirò fuori il pedigree ENCI dello stesso cane che i “veri esperti” avevano appena riconosciuto come puro Pastore Abruzzese?





Al di là degli scherzi l'unica verità in tutta questa vicenda è che la razza di cane bianco da pecora è soltanto una (quella, cioè, denominata ufficialmente Cane da Pastore Maremmano Abruzzese e da sempre conosciuta in Abruzzo come Pastore Abruzzese o semplicemente Cane da Pecora) e che non tutti sono in grado di allevare con successo questa razza di cani rimanendo all'interno della cinofilia ufficiale. A volte capita che qualcuno, proprio per questo, preferisca rifugiarsi in proprio mondo “autoprodotto”.

Perché allevare nell'ambito della cinofilia ufficiale significa, invece, doversi misurare con stringentissime regole tecnico-deontologiche, non derogabili da chicchessia, che impongono un'attenzione maniacale in ogni fase dell'allevamento e dello sviluppo morfo-psicologico del cane e tutta una serie di costosi adempimenti sanitari (svariati esami analitici e radiologici, deposito di un campione del patrimonio genetico in un'apposita Banca del DNA, etc.), senza nessuna garanzia di veder gratificato il proprio impegno.
Perché allevare nell'ambito della cinofilia ufficiale significa confrontarsi con i migliori allevatori al mondo di cani da guardiania (molti dei quali abruzzesi), che sono stati capaci di portare l'attuale Cane da Pastore Maremmano Abruzzese a livelli di funzionalità morfologica ed equilibrio psicologico mai raggiunti prima e che, soprattutto, hanno evitato che la razza finisse nelle fauci dell'estinzione.

Caro Direttore, le confesso che, messo in gravissima agitazione dal preoccupante allarme lanciato dal Dott. Barbarossa dalle pagine del suo quotidiano on-line, sono corso immediatamente a cercare informazioni più dettagliate sul sito del Centro Internazionale di Ricerca sul Cane da Lavoro, l'unico ente in grado di salvare cani, lupi ed esseri umani da una fine invereconda.
Avevo bisogno di sapere! In fondo io mi onoro sommessamente di rappresentare solo la società specializzata italiana per la tutela e la promozione del Cane da Pastore Maremmano Abruzzese, formalmente riconosciuta e autorizzata dalle più importanti istituzioni cinofile italiane e mondiali: cosa possiamo saperne noi allevatori del CPMA, con quasi 100 anni di storia alle spalle, dei cani da guardiania?

E allora sono corso a questo sito con la stessa foga di un assetato che scorge una sorgente, pronto a “bermi” le tantissime e rilevanti pubblicazioni scientifiche internazionali che lo staff di un centro di ricerca internazionale (per l'appunto…) deve aver certamente prodotto sulle più importanti riviste “peer-reviewed” (quelle cioè in cui i lavori scientifici, prima di essere accettati e pubblicati, vengono esaminati da scienziati autorevoli che hanno il compito di verificare la bontà o meno delle ricerche effettuate); ero pronto ad assaporare l'intensità degli interventi dei membri dello staff del  Centro Internazionale di Ricerca in qualità di relatori nei maggiori simposi e consessi scientifici internazionali (per l'appunto…); non vedevo l'ora di bearmi della visione delle foto dei moderni laboratori scientifici del Centro Internazionale di Ricerca, con le più moderne attrezzature per l'amplificazione e il sequenziamento del Dna mitocondriale e di tutto ciò che serve ai ricercatori del Centro Internazionale di Ricerca per realizzare la mappatura genomica dei cani.

Devo, però, aver fatto confusione con la tastiera perché nel sito non sono riuscito a trovare né la sezione con tutte le pubblicazioni internazionali e le partecipazioni ai congressi scientifici, né quella relativa ai membri dello staff scientifico e alle loro specifiche competenze, né la photo-gallery con i moderni laboratori e le attrezzature del Centro.
E' invece uscito fuori che il Centro Internazionale di Ricerca sul Cane da Lavoro è una cooperativa attiva da circa un anno e mezzo che vende servizi (affidandosi a collaboratori esterni) e cuccioli…

Ma devo di certo aver sbagliato perché, se fosse questo l'effettivo stato delle cose, mi sarebbe impossibile credere che qualcuno potrebbe avere l'ardire e la prosopopea di tacciare di incompetenza e di disonestà i migliori allevatori di Pastore Maremmano Abruzzese italiani, i quali da decenni si battono e lavorano affinché il nostro cane bianco da pecora continui a essere il migliore cane da guardiania del mondo. Soprattutto, poi, se chi a scrivere queste cose (e qui c'è l'ultimo “però”) fosse qualcuno che, pur facendosi presentare come “massimo esperto” e coordinatore di un centro di ricerca internazionale, come mestiere principale nella vita fa il …poliziotto!

Caro Direttore, ringraziandola per il diritto di replica che ha voluto concedermi dimostrando la sua correttezza deontologica, voglio salutarla affidandole un mio dubbio: ma non sarà che il lancio di questo allarme sia stato pensato per scopi meramente autopromozionali e con il fine di ottenere quel ritorno d'immagine ed economico che si vorrebbe ipocritamente attribuire ad altri?

 

Risposta alla replica del CPMA

Per rispondere alle accuse mosse dal Presidente del CPMA, Damiani Paolo

Mentre nel mio articolo pubblicato su Abruzzoweb pongo l’attenzione su un problema che si sta riproponendo, ovvero l’improbabile tentativo di prendere  cani da mostra per utilizzarli come  cani da guardiania, senza avere tra l’altro la giusta esperienza nel farlo, soprattutto in contesti culturali ed ambientali completamente differenti da quello originario, il Damiani si è limitato a sferrare il solito attacco personale. Cosa gli avrò mai fatto? Tanto più che nell’articolo non avevo citato né lui né il CPMA. Evidentemente soffre della sindrome “coda di paglia”. Ma ora basta farsi trascinare nelle polemiche anche perché, almeno  in questo, parto da perdente.

I FATTI:

-          è vero che sono stato socio e consigliere del CPMA

-          è vero che ho prodotto cucciolate regolarmente iscritte ENCI

-          è vero che sono stato delegato per la Regione Abruzzo del CPMA

-          è vero che ho istituito il settore cani da lavoro all’interno del CPMA

-          è vero che nel 2002, per conto del CPMA ho organizzato un convegno internazionale a Castel del Monte, portando come relatori il Prof. Ray Coppinger del Massachusetts Institute, il Prof. Luigi Boitani della Sapienza, il biologo svizzero Jean Marc Landry ecc. ecc.

-          è vero che ho organizzato almeno due o tre esposizioni cinofile autorizzate ENCI

-          è vero che ho lasciato il CPMA per le accuse mosse nei miei confronti che  avrei utilizzato la mia posizione per fare i propri interessi

-          è vero che forse stavo diventando scomodo o d’intralcio a qualcuno

-          è vero che poi, a distanza di qualche anno, ho fondato l’associazione cane da gregge su insistente richiesta  di terzi

-          è vero che per quasi 10  anni ho gestito un interscambio di cani da guardiania a titolo gratuito

-          è vero che tra gli anni 2006 e 2009, insieme ai giudici ENCI Prof. Mario Quadri e Cav. Luigi Gaboardi, su incarico diretto dell’ENCI ho proceduto alle verifiche biometriche (misurazioni) di oltre 380 cani pastori abruzzesi da lavoro delle quattro province abruzzesi

-          è vero che è stato “infiltrato” nelle misurazioni un cane iscritto come Maremmano Abruzzese

-          è vero che un cane iscritto ENCI può di fatto tranquillamente rientrare nei parametri del cane da lavoro

-          è  vero anche che se vi rientra evidentemente non corrisponde allo standard di razza al quale risulta ufficialmente iscritto ( e qui qualcuno si dovrebbe porre degli interrogativi)

-          è vero che sulla scorta delle risultanze delle verifiche  è stata redatta una esaustiva  relazione ed uno standard di razza del cane “tipo abruzzese – da lavoro”

-          è vero che tutta la documentazione è stata consegnata personalmente dal Prof. Quadri agli uffici competenti dell’ENCI

-          è vero che tutto il materiale sembra magicamente sparito e la Commissione ENCI non si è mai espressa sugli esiti delle verifiche biometriche, ignorando pedissequamente  le nostre ripetute richieste   di chiarimenti

-          è vero che abbiamo stilato un progetto di  legge regionale a tutela del cane pastore abruzzese da lavoro che è passata in commissione, ma che qualcuno ha boicottato al momento della messa al voto per l’approvazione

-          è vero che da anni forniamo cani da guardiania in tutta Italia  con ottimi risultati

-          è vero che il nostro centro di ricerca ha l’assetto societario di cooperativa

-          è vero che il centro è iscritto nel registro regionale della Regione Abruzzo  come impresa per gli  interessi particolari

-          è vero che la nostra cooperativa è presieduta da persona che ha un esperienza ultra ventennale nella gestione di cooperative

-          è vero che la parte amministrativa viene gestita due persone laureate di cui una esperta anche di fisiologia e biodinamica

-          è vero che il nostro responsabile scientifico è un biologo- etologo docente universitario nonché ricercatore con all’attivo  numerose pubblicazioni scientifiche  nazionali ed internazionale

-          è vero che le nostre veterinarie, oltre alla propria esperienza professionale nel campo, sono esperte di cani da pastore abruzzese nonché esperte di valutazione dei danni da predazione, avendo operato nei parchi nazionali e regionali con tale incarico

-          è vero che il sottoscritto è laureato in scienze psicologiche applicate con una particolare competenza nella psicologia comportamentale comparata, come si evince anche dalla tesi di laurea dal titolo “elementi fisiologici ed etologici dell’aggressività nei canidi……..” che trovate pubblicata sul sito

-          è vero anche che il sottoscritto è un poliziotto (per la precisione un Sostituto Commissario laureato in scienze dell’investigazione) e spero non costituisca un demerito, ma un valore aggiunto

-          è vero che abbiamo partecipato a diversi convegni e seminari a livello nazionale ed internazionale, come si evince dal curriculum qui pubblicato

-          è vero che lavoriamo sempre più frequentemente con strutture universitarie come le facoltà di veterinaria di Teramo e Bologna

-          è vero che l’estate scorsa siamo stati invitati dal CPMA ad un incontro a san benedetto dei Marsi (AQ) con altre associazioni che ruotano intorno a questo cane per trovare una sorta di “comunione d’intenti”

-          è vero che in quella circostanza siamo stati gli unici che si sono aperti al dialogo

-          è vero che ne è seguita una corrispondenza via e-mail in cui Walter Grossi, responsabile settore lavoro del CPMA, ci ha proposto una collaborazione per la gestione dei cani da guardiania per intervenire  nei  progetti nell’arco Alpino

-          è vero che abbiamo posto delle condizioni che evidentemente non sono state accettate

-          è vero che ora stanno operando nel settore per proprio conto, come è vero che dopo la richiesta di collaborazione, non andata in porto, ora ci considerano degli incompetenti (vedesi replica del dr. Damiani a cui faccio riferimento)

 

Questi sono i fatti, documentabili, parlando di noi. Gli altri parlassero delle loro attività compiute in favore della conservazione del cane da lavoro dal 2003 ad oggi, anziché mettere in cattiva luce chi qualcosa ha dimostrato saper fare.

 

                                                                                  Il Coordinatore del C.I.R.Ca

                                                                                       Dr. Freddy Barbarossa

 

 

Questo  libro  parla non solo del cane pastore abruzzese, ma anche di altre razze originariamente utilizzate in supporto alla pastorizia. In questo saggio faccio cenno  alle differenze e similitudini tra esse e come anche la morfologia e la biomeccanica svolgono un ruolo importante nella selezione di questi cani. Dal titolo però si evince che il filo conduttore è costituito dalla componente psicologica insita in queste razze e come essa interviene sulla funzionalità di questi cani, garantendo una pacifica convivenza tra operatori zootecnici  e predatori.  Questo saggio spiega come attraverso un sistema comunicativo tra guardiani e incursori si possono ridurre  sensibilmente i danni ed evitare che si scatenino, come in passato, guerre tra gli uomini che vivono di allevamento di bestiame da reddito e i grandi predatori, ormai sempre più presenti nei vari territori del vecchio continente.

Questo è il mio primo libro che parla della storia del cane da pastore abruzzese. Parla delle mie esperienze personali ma anche di fatti ed evidenze mai pubblicate in altri testi. Alcune cose contenute nel libro per gli appassionati cinofili evidentemente non risultano di sufficiente interesse, altre invece spesso vengono volutamente omesse perché considerate verità scomode. A me interessa dare informazioni e non riscuotere successo. Ho ritenuto necessario scrivere questo libro affinché restasse memoria di alcune evidenze che riguardano questa razza, spesso smentite ma solo a voce. E' un testo utile anche per chi vuole iniziare ad avvicinarsi a questo splendido cane, potendo così partire con le idee un po' più chiare; che di sciocchezze se ne sentono anche troppe in giro. A breve uscirà il mio secondo libro che parla dei cani da guardiania più in generale e la loro atavica predisposizione che li rende così adatti al  lavoro che svolgono.