· 

aggressione da parte di cani da guardiania

 

Perizia inerente l’aggressione avvenuta in data 17.04.2011, in località Colle della Lama, OMISSIS, ad opera di cani pastori abruzzesi a guardia del gregge, di proprietà di OMISSIS, in danno OMISSIS.

 

In qualità di esperto di razza, laureato in scienze psicologiche applicate, studioso del comportamento dei cani da guardiania, Presidente dell’Associazione cane da gregge abruzzese, deputata alla selezione di cani da guardia al gregge, esprimo con la presente un parere personale sulla pericolosità degli animali intervenuti nell’aggressione.

 

A tal proposito necessita fare delle premesse, prima di tipo generale.

 

I cani da guardia al gregge, come gli altri cani da guardiania, effettuano una attività di difesa grazie ad un tipo di aggressività di tipo intraspecifica  denominata “spacing out”, in italiano individuata con il termine “mutua repulsione”. Questo significa che si tratta di  una aggressività esclusivamente mirante alla difesa del territorio. Nella difesa del gregge, il territorio viene considerato fluttuante, essendo esso costituito dalla porzione di territorio al momento occupato dal gregge, dunque anche durante gli spostamenti. Ovvero, si tratta di  una aggressività né di tipo predatorio  né di dominanza, ma tendente ad escludere il contatto fisico con l’antagonista e quindi rendendo assai remoto il verificarsi  di ferimento o uccisione dell’intruso. In sintesi, questi cani sono privi dell’istinto aggressivo, sviluppato nei cani da combattimento e molto pericoloso, denominato “gameness”.

 

Nello specifico, il OMISSIS, detiene una muta di cani così costituita:

 

-                           Bosco, maschio  di anni 11, mc nr. 380098100892206, proveniente dal Parco Nazionale d’Abruzzo, selezionato nel progetto “Arma Bianca”, da persone che operano nel settore della pastorizia e nell’allevamento di cani da guardiania;

 

-                           Sibilla, femmina di anni 5, mc nr. 982000101645680, proveniente dal centro di selezione per cani da guardiania dell’associazione da me presieduta;

 

 

-                           Tosca, femmina di anni 4, mc.nr. 982000101652757, proveniente dall’ambiente dell’allevamento di ovini di Arischia – L’Aquila;

 

-                           Raissa, femmina di anni 5, mc nr. 981100005285400, proveniente da una allevamento cinofilo di pastore Maremmano – Abruzzese,  ceduto al OMISSIS da un conoscente;

 

 

-                           Otto, maschio di anni 3, mc nr.  982000101650357, figlio di Bosco e Sibilla, cresciuto all’interno del branco;

 

 

 

-                           Rod, maschio di anni 2, mc nr. 982000101650357, figlio del defunto fratello di Bosco e di Sibilla, cresciuto all’interno del branco.

 

Non sono, di fatto, disponibili elementi sufficienti per determinare con certezza cosa abbia potuto scatenare questa reazione eccessiva nei cani del OMISSIS. Dobbiamo però partire dal presupposto che ci troviamo di fronte ad una situazione assai anomala e quanto mai insolita, non essendosi, negli anni addietro, mai verificato un incidente analogo ad opera dei citati cani.

 

A favore dell’affidabilità di questa razza di cani testimonia anche l’assoluta assenza di notizie su fenomeni analoghi, pur perpetuandosi questa pratica di salvaguardia  del gregge da sempre su un territorio assai vasto, che comprende tutta l’Italia centrale e l’intera catena dell’Appennino centrale fino alle Alpi.

 

L’unica ipotesi formulabile è che, per una mera coincidenza fatale, ovvero l’improvviso ed inaspettato incontro con l’intruso (OMISSIS), notato dai cani  in ritardo perché proveniente da dietro una fitta vegetazione e verosimilmente contro vento,  ha fatto scattare una reazione d’impeto che ha provocato un atteggiamento di difesa eccessivo in alcuni dei cani a guardia del gregge.

 

L’anello debole, all’interno della muta dei cani da protezione, si individua nella cagna “Raissa”, per ragioni di provenienza e conseguenti difetti d’imprinting, non avvezza al tipo di lavoro da svolgere. In sostanza, non essendo cresciuta all’interno di un branco, non ha imparato a rispettare le regole e che ad ogni azione corrisponde una reazione. Questa incapacità di rapportarsi persino con i conspecifici si era già dimostrata anzitempo attraverso atteggiamenti aggressivi anche verso gli altri cani del branco senza alcuna logica comportamentale. Una cagna senza capacità di rapportarsi con gli altri, ma soprattutto incapace di valutare le gli eventi e comprendere se si tratti di una situazione di pericolo o meno. Per cui, l’improvvisa apparizione di soggetti (in questo caso esseri umani) estranei quelli da lei conosciuti e frequentati, le ha procurato una reazione di panico che è sfoggiato in un atteggiamento iperaggressivo incontrollato, definito dall’etologo  Heidegger “reazione critica”.

 

Due giovani cuccioloni hanno poi, per istinto d’imitazione degli adulti, seguito la cagna in tale atteggiamento.

 

Per quanto concerne il sequestro di tutta la muta di cani, è  indispensabile far presente che continuare a mantenerlo, tenendoli segregati all’interno di una stalla o conferiti e rinchiusi in altra struttura, per cui carpiti dal loro habitat naturale, potrebbe causare, se protratto nel tempo, danni caratteriali seri.

 

Bisogna, inoltre, tenere nella giusta considerazione che  la mancata custodia del gregge porta e porterà immancabilmente a episodi di predazione e dunque a gravi perdite per l’azienda del OMISSIS,  come già i primi episodi stanno dimostrando.

 

Al fine di fornire alcune informazioni di riferimento, si rammenta che l’ordinanza del ministero della Salute, nr. 68 del 23 marzo 2009, all’art. 5, recita che i cani da conduzione e di guardia al gregge sono esenti dalle restrizioni relative all’uso del guinzaglio e della museruola. Ogni Regione adotta dei criteri di attuazione diversi. Per esempio in  Toscana,  dove risulta sempre più frequente l’utilizzo di questi cani, l’art. 45 della L.R. 3 del 12.01.1994, recita che i cani da guardiania possono restare incustoditi fino ad una distanza massima di 200 metri dal gregge o dalla masseria.

 

L’Aquila, 11.07.2011

 

                                                                       Dr. Freddy  Barbarossa

 

 

 

 

 

 

perizia ai fini della verifica di una presunta aggressione da parte di cani pastori abruzzesi nei confronti di un vitello

  

 

Freddy Barbarossa

dr. in scienze psicologiche applicate

esperto in comunicazione interspecifica nonché studioso

delle origini filo e ontogenetiche dell’aggressività nei canidi.

 

 

OGGETTO: incarico per la valutazione morfo-caratteriale di una muta di cani da guardiania

                     da parte del Sig. De Paulis Alfredo, nato a L’Aquila il 20.07.1976, residente a Paganica in Via del cardinale nr. 42.-

 

 

Il sig. De Paulis Alfredo ha incaricato lo scrivente, esperto di razza del cane pastore maremmano abruzzese, tipo abruzzese da lavoro, già responsabile  settore cani da lavoro presso il C.P.M.A, già presidente dell’Associazione cane da gregge, attualmente Coordinatore del C.I.R.Ca (centro internazionale  di ricerche sui cani da lavoro), di valutare la propria muta di cani da guardiania, che seguono e proteggono il gregge in località “Fossa di Paganica”, ricadente nella riserva naturale del Parco Gran sasso Monti della Laga, sulla via per la Piana di Campo Imperatore.

 

Per meglio comprendere su cosa porre l’attenzione durante la valutazione, lo scrivente chiedeva al De Paulis le ragioni di tale richiesta. Questi riferiva che una persona, di cui opportunamente non rilevava le generalità, sosteneva che i propri cani avrebbero spaventato e allontanato, o meglio disperso, i suoi bovini, insinuando persino che  l’ammanco di qualche vitello avrebbe potuto essere frutto dell’aggressione dei cani del De Paulis.

 

A seguito di tale specificazione, lo scrivente, in data 21.08.2016 alle ore 10.00,  si è recato in località “Fossa di Paganica”, al fine di valutare l’atteggiamento dei cani del De Paulis al lavoro. Sul posto trovava il sig. De Paulis Sergio, padre di Alfredo, che stava andando al pascolo con un gregge di circa 350/400 capi e cinque cani da guardiania. La notte, lo stazzo (il ricovero) è costituito da una porzione di un rudere, di una struttura alberghiera in abbandono della località sopra indicata.

 

La muta di cani era composta da tre cani da guardiania del tipo pastore abruzzese, maschi adulti, e due cani meticci, di colore bianco e nero, sempre di mole importante, fratelli giovani, sempre maschi, di circa un anno di età.

 

I cani bianchi, a parere dello scrivente, corrispondono sia per morfologia che per atteggiamento al classico cane da guardiania del tipo pastore abruzzese. I due meticci mostrano evidenti caratteristiche morfologiche del cane pastore abruzzese, misto ad altra razza di cane non meglio identificata. Non si esclude che ci possa essere un insanguamento con cani da guardiania del centro Asia, o più specificatamente, del Caucaso. Allo stesso modo non si può escludere che si possa trattare, nel caso specifico, di una forma d’atavismo riferito agli antichi incroci con il cane corso. Da cui l’ancora attuale esistenza del “Mezzo Corso”. Solo un esame di tipo genetico consentirebbe di dare indicazioni più precise.

L’esaminante ha effettuato anche una visita in azienda a Paganica per valutare carattere e morfologia della madre dei due cuccioloni al lavoro. Essa, morfologicamente da l’idea di essere il risultato derivante da un meticciamento con qualche cane di tipo lupoide più che con un pastore del Caucaso.

 

Anche una foto dei nonni del De Paulis Alfredo, quindi piuttosto datata, mostra la presenza si un canide con una livrea simile. Per cui potrebbero essere soggetti, i due cani al lavoro, che traggono origine da un incrocio nato nella stessa azienda decine di anni fa.

 

 

 

 

 

Il comportamento della cagna in parola mostra un carattere piuttosto schivo, che è tipico dei cani da guardiania abruzzesi, come si evince anche dal filmato allegato.

 

Dall’esame del comportamento dei cani, tutti hanno mostrato un forte attaccamento al gregge, non allontanandosi mai più di 10/20 metri dal gregge, se non al momento dell’avvicinamento alla pozza d’acqua, anticipando di circa 50/100 di metri il gregge dove si sono abbeverati e rinfrescati.

  

 

I tre cani bianchi hanno completamente ignorato il sottoscritto durante la verifica, mentre i due meticci, al momento dell’avvicinamento al gregge, in un paio di occasioni, hanno mostrato un maggiore temperamento nell’attività di difesa del gregge, avvicinandosi abbaiando, giungendo fino a pochi metri dall’esaminatore. Questo, senza però eccedere nell’atteggiamento, divenendo aggressivi.

 

Durante la valutazione caratteriale dei cani all’opera, il gregge è passato a pochi metri da una piccola mandria di bovini e i cani, sia bianchi e maculati, non li hanno assolutamente infastiditi; neanche il benché minimo accenno a volerli avvicinare. Anche questo si evince dalle riprese effettuate.

 

Pur non potendo escludere che i cani del De Paulis, durante le ore notturne si possano essere allontanati dallo stazzo,  e  che in qualche circostanza avere spaventato i bovini del signore che sostiene tale ipotesi, per quanto riguarda il parere dello scrivente, non sono emersi elementi tali da supportare a sufficienza questa ipotesi.

 

Va poi tenuto conto del fatto che a poca distanza dallo stazzo del De Paulis, in un altro manufatto, sempre un rudere appartenuto a quello che sarebbe dovuto essere  una struttura ricettiva in loc. “Fossa di Paganica”, bivacca un altro gregge di circa 500/600 capi di proprietà del sig. Sabatini Nino di Tempera di L’Aquila.

 

 

 

 

Tale gregge è custodito da un nutrito gruppo (a occhio, circa una decina) di cani da guardiania sia di tipo abruzzese come anche  morfologicamente rientranti nella razza del pastore del Caucaso e/o del centro Asia più in generale (cani quest’ultimi che solitamente hanno un pelo più raso ma di cui esistono anche varianti con il pelo più abbondante).  Durante la verifica, il gregge del Sabatini pascolava a meno di un chilometro dal gregge del De Paulis e al passaggio del sottoscritto, i cani hanno mostrato un notevole temperamento nell’attività di difesa, come del resto insito nel comportamento di  quelle razze di cani.  

 

            Anche per tale ragione, a parere dello scrivente, pare difficile poter attribuire una eventuale azione di disturbo o addirittura di abbattimento di bovini, in modo specifico, ai cani del De Paulis.

 

L’Aquila, 30.08.2016

 

                                                                                                          Il Coordinatore del C.I.R.Ca

                                                                                                                                                 Dr. Freddy Barbarossa

 

 

aggressione da parte di cani da guardiania nei confronti di una ragazza in Umbria

Questo  libro  parla non solo del cane pastore abruzzese, ma anche di altre razze originariamente utilizzate in supporto alla pastorizia. In questo saggio faccio cenno  alle differenze e similitudini tra esse e come anche la morfologia e la biomeccanica svolgono un ruolo importante nella selezione di questi cani. Dal titolo però si evince che il filo conduttore è costituito dalla componente psicologica insita in queste razze e come essa interviene sulla funzionalità di questi cani, garantendo una pacifica convivenza tra operatori zootecnici  e predatori.  Questo saggio spiega come attraverso un sistema comunicativo tra guardiani e incursori si possono ridurre  sensibilmente i danni ed evitare che si scatenino, come in passato, guerre tra gli uomini che vivono di allevamento di bestiame da reddito e i grandi predatori, ormai sempre più presenti nei vari territori del vecchio continente.

Questo è il mio primo libro che parla della storia del cane da pastore abruzzese. Parla delle mie esperienze personali ma anche di fatti ed evidenze mai pubblicate in altri testi. Alcune cose contenute nel libro per gli appassionati cinofili evidentemente non risultano di sufficiente interesse, altre invece spesso vengono volutamente omesse perché considerate verità scomode. A me interessa dare informazioni e non riscuotere successo. Ho ritenuto necessario scrivere questo libro affinché restasse memoria di alcune evidenze che riguardano questa razza, spesso smentite ma solo a voce. E' un testo utile anche per chi vuole iniziare ad avvicinarsi a questo splendido cane, potendo così partire con le idee un po' più chiare; che di sciocchezze se ne sentono anche troppe in giro. A breve uscirà il mio secondo libro che parla dei cani da guardiania più in generale e la loro atavica predisposizione che li rende così adatti al  lavoro che svolgono.